Jam session di traduzione: due racconti inediti di María José Ferrada
Questi racconti inediti di María José Ferrada sono originariamente stati pubblicati con il titolo «La escuela de los animales» e «El Futuro» sulla pagina Facebook dell’autrice, che ringraziamo per la gentile concessione. La traduzione in italiano è opera del gruppo degli undici corsisti che hanno partecipato al nostro webinar Trans-ducere – itinerari di traduzione: Alba Manuela Aramu, Elisa Baraldi, Silvia Fusi, Barbara Rossi, Ilaria Michelotti, Sabrina Pino, Marcela Ivonne Schiaffini, Carlotta Rovaris, Mariateresa Nuzzi, Giulia Speziani e Maddalena Zancato.
Un ringraziamento speciale a Ilide Carmignani per aver offerto la sua straordinaria competenza e a Marta Rota Núñez per aver guidato i corsisti in questa prova, contattato l’autrice e, quindi, permesso questa pubblicazione.
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Con mia mamma (l’incaricata di scattare le fotografie) e la sua piccola vicina J (l’autrice dei disegni) stiamo scrivendo dei racconti di animali, ispirati a Villa Comuy, il paesino in cui abitano, nella regione dell’Araucanía, Cile.
María José Ferrada
Febbraio 2021
La scuola degli animali
La scuola degli animali somiglia molto a quella dei bambini. L’orario è dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12, con un intervallo di 10 minuti per giocare e fare merenda: cannella, trifoglio, ciliegie.
Alla scuola degli animali gufi, topi, conigli, vitelli e volpi imparano:
Matematica (2 fiori + 3 fiori= 5 fiori.)
Lingua (“miao” è un saluto che viene dal latino dei gatti.)
Arte (la prima scultura sotterranea fu fatta da una talpa nel III secolo.)
La scuola degli animali somiglia molto alla scuola dei bambini.
Lunedì, martedì, mercoledì e venerdì.
E il giovedì?
Il giovedì la volpe arriva volando. E ciò fa sì che quel giorno, invece di essere come tutti gli altri, sia diverso.
(Quel giorno – e solo quello – tutti gli animali arrivano presto per sbirciare dai buchi delle pareti della scuola).
La volpe attraversa lenta il cielo, saluta le nuvole del mattino – sono soffici – e atterra, come se nulla fosse, al suo banco.
Alcuni dicono che abbia un motore nello zaino (lo ha rubato dall’officina del signor Fernández).
Altri, che invece di un motore, abbia un uccello.
Infine, ci sono quelli che credono sia molto più semplice: alla volpe, ogni giovedì, spuntano delle alette sul dorso.
Succede a tutte le volpi?
La scuola, qui nel Bosco dei Tigli, esiste da anni e la civetta – che è la direttrice – dice che non ricorda di aver mai visto niente di così strano. Anche se una volta, anni fa, ci fu un coniglio che scese dal cielo. In che modo? Prima si formò un cerchio bianco nel cielo e poi il coniglio cadde nell’erba, tutto raggomitolato. Ma fu tanto, tantissimo tempo fa, quindi torniamo alla volpe…
Nemmeno l’agnello – il maestro di Scienze – se lo spiega, e la verità è che non gli dà troppa importanza. Quindi chiede ai suoi alunni di smetterla di sbirciare dai buchi e di fare attenzione alla lavagna, per cortesia. Perché il giovedì alla prima ora c’è Scienze (in questi orti, come in tutti gli orti della Terra, le radici sostengono gli alberi, i trifogli e i fiori).
Il Futuro
Alla scuola degli animali c’è una materia che si chiama Il Futuro, in cui gli alunni riflettono su cosa saranno da grandi.
Oggi hanno avuto la presentazione.
Il gatto ha detto che da grande – saprà di essere grande perché avrà i baffi molto forti – sarà l’autobus che passa ogni mattina alle sette per la strada del paese.
Ha attaccato alla lavagna dei ritagli di mezzi di trasporto che ha trovato qui e là (“quel gatto mi ha strappato un’altra volta il supplemento della domenica”, ha detto il signor Fernández arrabbiato) e ha imitato il suono di un motore.
Quando è arrivato il momento delle domande, l’oca ha alzato l’ala:
– Sarai anche l’autobus delle quattro?
– No – ha detto il gatto e ha spiegato che a quell’ora gli piace fare il pisolino.
– Molto bene, gatto – ha detto la lepre (che è la maestra della materia Il Futuro) – Hai preso 5 castagne – ha aggiunto. Alla scuola degli animali, è il voto più alto.
Dopo è stato il turno del gufo.
– Io da grande sarò una torcia.
Per completare la sua esposizione, il gufo ha preso un bastoncino e ha disegnato un fascio di luce sul pavimento di terra.
– Perché vuoi essere una torcia? – hanno chiesto i pavoni, che parlano sempre all’unisono.
– Per salutare la notte – ha risposto il gufo.
– Molto bene – ha detto la maestra. E ha aggiunto che l’idea del gufo era un esempio eccellente di buona educazione.
“Cinque castagne”.
Il cane è stato l’ultimo a esporre (nell’ora di Il Futuro si espone a gruppi di tre).
– Io da grande sarò il tiglio – ha detto.
Non ha avuto bisogno di disegnare nulla, perché il tiglio è così grande che tutti in paese lo conoscono. Anzi, fin dalla nascita tutti sanno che è il tiglio a sostenere il mondo con le sue radici.
– Un compito molto importante – ha detto la maestra.
– Sì – ha detto il cane e ha chiuso gli occhi (l’hanno imparato il primo giorno: Il Futuro si può immaginare solo a mente tranquilla e a occhi chiusi).
E poi il gallo ha cantato, segno che nella scuola degli animali bisognava tornare al Presente.
Il sole intiepidiva i campi e la brezza muoveva le nuvole che, puntuali, solcavano il cielo. La prima ora nella scuola degli animali era volata e si erano già fatte le dieci: tempo di riporre i quaderni e uscire per l’intervallo.
*® María José Ferrada , Titolo originale: «La escuela de los animales», «El Futuro» Tutti i diritti riservati ® Traduzione italiana di Alba Manuela Aramu, Elisa Baraldi, Silvia Fusi, Barbara Rossi, Ilaria Michelotti, Sabrina Pino, Marcela Ivonne Schiaffini, Carlotta Rovaris, Mariateresa Nuzzi, Giulia Speziani e Maddalena Zancato. Revisione della traduzione: Marta Rota Núñez.