Ricette semplici, Madeleine Thien
Editore: 66thand2nd
Traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini
Che effetto ti fa?
Da non dire mai basta.
Sette ricette che raccontano rapporti familiari complicati, sull’orlo del precipizio, pieni di rimpianti e di cose non dette. In «Ricette semplici», il racconto di apertura che dà il titolo alla raccolta, una bambina osserva ammaliata il padre mentre prepara il riso: lo lava, lo sciacqua, e poi lo mette nella pentola. Un rituale che si ripete e che la fa sentire al sicuro, protetta, fino al momento in cui l’amore incondizionato che ha, da sempre, per il genitore inizia a vacillare. «Quattro giorni dall’Oregon» è la storia di una madre che porta via le due giovani figlie al marito e fugge quattro giorni nell’Oregon, rimanendo in bilico tra la sua vecchia vita a casa e quella nuova. Cosa è giusto fare per le sue figlie? Perché il marito non viene a prenderle per riportarle a casa, tutte e tre? «Alchimia», invece, racconta il rapporto tra due ragazzine unite da una grande amicizia, che però inizia a corrodersi quando una delle due incontra il suo primo amore e decide di uscire dal guscio, ignorando le richieste di aiuto dell’amica che nasconde un segreto che neanche il nuovo colore di capelli potrà cancellare. Quanto e cosa si è disposti a perdonare, per amore? «Messaggio» racconta la storia di una moglie che sopporta il dolore lancinante del marito per la morte del suo grande amore. Il rapporto padre-figlia ritorna anche in «La mappa della città», in cui una giovane donna vive nel ricordo della sua infanzia passata al negozio di mobili del padre, fuggito dall’Indonesia anni prima per rifugiarsi in Canada. Un padre che, una volta toccato il fondo del fallimento economico e personale, decide di ritornare al suo paese natale, abbandonando la moglie e la figlia.
Storie semplici, dunque, con il Canada sullo sfondo. Il tempo che passa, le stagioni che si alternano e il costante ritorno al passato: un passato che non c’è più, ma di cui l’eco risuona vivido sul presente.

«Una splendida scrittrice. Sono stupefatta dalla chiarezza e dalla facilità con cui scrive, e dalla sua purezza emotiva». Sono le parole di Alice Munro, queste, e in effetti leggendo Ricette semplici non si può non pensare al Premio Nobel canadese. Sono molti i punti in comune con Hateship, Friendship, Courtship, Loveship, Marriage, infatti, per quanto riguarda sia lo stile sia i temi trattati. Madeleine Thien racconta la natura difficile dei rapporti umani con una penna precisa e veritiera, che spesso ricorda quella di Munro. Non fa sconti a nessuno, per questo è una scrittura dolorosa. Ma è un dolore caldo, che avvolge e fa sentire al sicuro. Perché, in fondo, il dolore accomuna tutti gli esseri viventi. Il rapporto travagliato tra padre e figlia, il rancore delle cose non dette, il dover sopportare situazioni scomode, angosciose, perché non c’è via d’uscita. Il tradimento. È molto puntuale, Thien, quando racconta questo universo. I dialoghi sono essenziali, asciutti, e molto efficaci. Tutti gli elementi della sua scrittura – dallo stile all’intreccio – sono in equilibrio, un equilibrio perfetto. Il punto di vista cambia in ogni racconto, ma la sensazione è quella di ascoltare un deus ex machina che racconta le vicende di questi personaggi, anche quando la narrazione è in prima persona, come nel caso di «La mappa della città». Di queste persone, alla fine, conosciamo tutto, e diventiamo prima Miriam, poi Irene, Helen, Harold, Thea.
La voce italiana di questi racconti è quella di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini. La prima cosa che ho notato, leggendo, è la coesione interna della voce del testo. Ed essendo una traduzione a più mani, non è un aspetto scontato, né da sottovalutare. Ma Baiocchi e Tagliavini hanno un’esperienza ormai assodata, traducono in tandem da molti anni, e questo si sente. Si percepisce quella sintonia necessaria a far sì che un lavoro a più mani possa diventare davvero efficace.
Il lettore viene catapultato nelle vite e negli universi dei personaggi: tutti i riferimenti alle culture altre – da quella canadese che fa da sfondo alla raccolta a quella indonesiana, ad esempio, del padre di Miriam in «La mappa della città» – vengono rispettati e traghettati nel testo di arrivo, così come lo stile essenziale e le scelte lessicali semplici ma pregne di significato.
My father ran his hands over the trees in the backdrop, told me about the fruit, strange and exotic things, rambutan and durians. […] “Do you miss it?” I asked him.
“What’s to miss?” He said, smiling gently.
I didn’t know.
“I only miss the fruit,” he said putting the photos away. “The country, I’ve almost forgotten”.
[“A Map of the City”]
Mio padre fece scorrere le dita sugli alberi dello sfondo, mi parlò dei loro frutti, oggetti strani ed esotici, rambutan e durians. […] «Ti manca?» gli chiesi.
«Cosa dovrebbe mancarmi?» disse lui, con un sorriso dolce.
Non ne avevo idea.
«Mi manca solo la frutta» disse, mettendo via le foto. «Il paese, l’ho quasi dimenticato».
[«La mappa della città»]
E ancora:
When you heard the sound of water drumming against the bathtub, you snuck inside, steam and hot air hitting your lungs. For a full minute, you watched your husband shower, his back to you. The skin on your face broke into sweat. You watched his body, the runner’s muscles, the tendons.
[“Dispatch”]
Quando ti è arrivato il rumore dell’acqua che batteva contro la vasca sei scivolata dentro, e vapore e aria calda ti hanno investito i polmoni. Per un minuto intero hai guardato tuo marito che si faceva la doccia, dandoti le spalle. La faccia ti si è imperlata di sudore. Hai guardato il suo corpo, i muscoli da corridore, i tendini.
[«Messaggio»]
Una bellissima raccolta, dunque, e un bellissimo esempio di traduzione collaborativa, che testimonia quanto questa tecnica possa essere efficace se portata avanti in sintonia, con cura, attenzione ed equilibrio. D’altronde, per usare le parole di Anna Nadotti, tradurre insieme significa «viaggiare in due, ma con una valigia sola».